Scatti Buttati
Approccio alla fotografia e studi di Federico Scirè Calabrisotto

Federico Sciré Calabrisotto, conosciuto come Scatti Buttati, è un fotografo ormai affermato nella scena artistica milanese. Nato nel 2003, vive e lavora a Legnano.
Fin da piccolo Federico si appassiona al mondo dei fumetti, divorando collane come Dylan Dog e Diabolik, per approdare più avanti al genere manga e anime. L’arte, e in particolare il disegno, ha giocato un ruolo fondamentale nei primi anni della sua vita, aiutandolo a studiare e connettersi con le conoscenze del mondo memorizzandole.
Inizialmente si iscrive all’Istituto di Tecnica e Informatica A. Bernocchi di Legnano, con l’idea di sviluppare il suo interesse per il mondo dei videogiochi; nonostante l’esperienza negativa – seguita dal trasferimento alla Fondazione Luigi Clerici di Rho – ha modo in quegli anni di avvicinarsi alla piattaforma di Youtube, dove inizia ad esplorare il mondo del blog/storytelling e ad approcciare la fotografia tramite i tutorial presenti sul portale video, il tutto scaturito dal desiderio dell’artista di raccontarsi al mondo.
Presso Rho conclude gli studi secondari dedicandosi alla fotografia di studio professionale. Il suo amore per la macchina fotografica è ora irreversibile: l’artista trova nella fotografia lo strumento più adatto alla sua ricerca artistica, superando l’utilizzo del video per l’immediatezza dello scatto, di cui apprezza la combinazione tra la preparazione mentale per lo stesso, e la staticità effimera che lo permea.
L'indagine, la sua tecnica fotografica e le influenze artistiche

Scattare diviene la valvola di sfogo della creatività di Sciré, segnando anche l’inizio di un percorso di crescita personale. Mantiene la sua vocazione per lo storytelling accostandola al genere del ritratto, favorito dall’artista, prende in considerazione come soggetti i volti di numerosi amici e conoscenti e assume ad ogni scatto una resa della propria storia e in parte anche quella del protagonista dell’immagine. La sua ricerca evolve fino a incontrare la fotografia analogica, consentendo a Federico di maturare appieno un’attività artistica identitaria, unica, coltivata con pazienza dietro le quinte degli shooting e mossa da un forte sentimento empatico verso i modelli che raffigura.
Le opere di Scatti Buttati sono caratterizzate dall’aumento dei contrasti e il simbolismo di cui sono intrisi i suoi scatti, nei quali nulla è lasciato al caso: in particolare l’uso caratteristico del B&W nasce dalla confessione per nulla sofferta di Federico di “vedere il mondo in bianco e nero”, come spesso gli è stato accusato nella sua vicenda personale.
I contrasti esasperati acquistano perciò un etereo valore di rivalsa, un rifiuto alla norma di una vita esclusivamente a colori e dimostrano lo stretto rapporto tra l’interiorità del fotografo e la sua arte.
Ogni dettaglio, senza sacrificare la spontaneità, acquista una cifra precisa nel pensiero costruttivo di Sciré, assumendo significati ora palesi, ora celati, come l’attenzione riservata al rapporto tra il soggetto e il fondo da cui emerge.
L’ambiente, racconta Scatti, è da sempre un fattore fondamentale per il suo processo creativo e spesso è ricco di simboli e allusioni metaforiche che indirettamente comunicano il senso dei suoi scatti. La malinconia è uno dei fili rossi delle sue opere, fonte di conforto e motore del suo lavoro: l’esperienza di un’esistenza alienata e malinconica è ciò che ha spinto il fotografo a riappropriarsi del mondo, distorcendolo in una realtà personale che trova infinita terra fertile nella sua arte e regala al suo sempre più vasto pubblico una prospettiva inedita, eppure incredibilmente magnetica, della vita vissuta.
La sua produzione mescola quindi il quotidiano, la moda – grande passione dell’artista – e un mix di influenze che spazia dall’interesse per la scena post punk, ispirandosi all’estetica dei Joy Division, al confronto con le opere di Francesca Woodman, fotografa statunitense molto stimata da Federico, il risultato è un tipo di lavoro estremamente riconoscibile che crea un dialogo continuo tra il fotografo e il suo pubblico.
Testo a cura di Camilla Marinoni
Contatti dell’artista: