UNA MOSTRA A CURA DI ENTROPIA
Nella vastità della Natura, troviamo un’infinita fonte di ispirazione e meraviglia, e proprio l’Arte, con la sua capacità di catturare e interpretare la bellezza del mondo che ci circonda, costituisce un potente mezzo per celebrare l’armonia tra l’uomo e l’ambiente.
In un’epoca in cui la consapevolezza sulle problematiche legate al cambiamento climatico è cruciale per il futuro del nostro pianeta, l’arte e la sostenibilità spesso si fondono per ricordarci il forte legame che dovremmo intrattenere con la Madre Terra. E proprio per questo oggi 29 Giugno 2024 lo staff di Entropia è lieto di presentarvi “Arte, natura e Sostenibilità”, mostra allestita nel parco della Biblioteca Civica di Legnano.
Ogni dipinto, scultura o installazione artistica che rappresenta la natura diventa specchio delle nostre relazioni con essa, un invito alla riflessione, un richiamo all’azione. Attraverso l’Arte, possiamo esplorare la complessità dei nostri legami con l’ambiente e riconoscere la necessità di preservare e proteggere le risorse naturali per le generazioni future.
“Omini” e “Filtro Analogico”-Carlo Meda
L’indagine artistica di Carlo Meda verte su un’unica tematica: il rapporto tra il corpo umano e la natura. Opere come “Omini” o “Filtro analogico” si distinguono per l’utilizzo innovativo di cornici di riuso, sui quali vetri vengono dipinte figure femminili dai tratti antropomorfi.
Il vetro delle cornici costituisce quindi un vero e proprio filtro, un medium artistico che altera la nostra percezione della realtà, un gioco di trasparenze e riflessi in cui le forme femminili si fondono con gli elementi naturali circostanti : gli alberi e la natura diventano parte integrante dell’espressione artistica.
Meda ci invita a esplorare nuove prospettive e a interrogarci sulla nostra relazione con l’ambiente che ci circonda, a riflettere sulla complessità e la bellezza della natura e del corpo umano, nato da essa.
“Nature Celate”- Celeste Luna Sala
Nature celate mostra un’appropriazione dell’elemento naturale, che nasconde la pietra con una trama sottile simile ad una rete, realizzata ad uncinetto con un filo di lana o di cotone. L’azione mira a rendere proprio il sasso, assimilandolo e costringendolo all’interno di un artefatto.
I sassi, intesi come elementi minimi di un paesaggio essenziale, vengono avvolti da un’ulteriore groviglio di fili. Essi si intrecciano come radici e si palesano come una serie di connessioni, che legano e collegano gli elementi tra di loro.
L’uncinetto riprende una tradizione tramandata al femminile, che l’artista conosce e impara grazie alla nonna durante l’infanzia, dunque che appartiene al suo bagaglio culturale già da tempo. Il tema del femminile viene così congiunto alla natura, ad una natura generatrice che diventa madre.
Si tratta di esplorare le proprie radici, immedesimandosi in parti di natura o di dare un senso alla cultura che viene donata. Si intende così recuperare un contatto tra l’uomo e la natura, andando a ricostruirne la connessione.
“Salviamoci”-Giulia Rotini
L’opera offre uno sguardo provocatorio e profondo sulla nostra relazione con il pianeta Terra, parla di una promessa di redenzione degli esseri umani, spingendoci però a osservare il problema secondo un’altra prospettiva.
In un mondo dominato dall’egocentrismo e dalla presunzione umana, l’opera mette in discussione la nostra capacità di prendersi cura di noi stessi e del nostro pianeta. Se non siamo in grado di coltivare una relazione di rispetto e cura verso di noi, come possiamo sperare di salvare la Terra?
Il pianeta Terra è molto di più di noi, è un sistema complesso e diversificato che va oltre la nostra breve esistenza. Dovremmo quindi parlare non di “salvare noi stessi”, ma di “salvare il nostro ambiente”, “salvare la biodiversità”.
L’opera ci ricorda che il pianeta sarà qui per molto tempo dopo di noi e che ha un proprio sistema immunitario che gli permetterà di guarire e ritrovare l’equilibrio. Questo non ci esonera dalla responsabilità di agire in modo consapevole e sostenibile, ma ci spinge a riflettere sul nostro ruolo all’interno dell’ecosistema globale.
L’artista ci invita a considerare il concetto di equilibrio tra l’uomo e la natura. Dobbiamo imparare a vivere in armonia con il nostro ambiente, riconoscendo la sua importanza e il suo valore intrinseco.
”Verso altro”-Giulia Rotini
L’opera indaga la relazione tra uomo e natura, la condizione umana, i suoi comportamenti e relazioni con il mondo.Le radici accompagnano l’uomo nella sua storia, nel suo sviluppo e cambiamento.
Ci mostrano un corpo fragile, con una profonda ambivalenza che si snoda tra natura e cultura, tra essere e apparire. Solo accettando questa identità egli può raggiungere una condizione di stabilità.
Verso altro parla di un tentativo di rinascita, di fasi spazio nel mondo, verso una luce che però inevitabilmente contaminerà la propria purezza.
“Memoriae Mentis Locus I-II”- Valentina Macrì
Le opere di Valentina abbracciano il concetto di memoria attraverso una prospettiva sostenibile per quanto riguarda il materiale impiegato: questa creazione artistica utilizza pagine di libri, precedentemente destinati al macero, per riempire lo spazio interno di una cornice in legno nero. Esso non è solo un atto di recupero creativo, ma anche un simbolo potente del legame tra memoria e sostenibilità.
Le pagine dei libri, intrecciate tra loro come le radici di un albero, rappresentano lo spazio mentale all’interno del quale si formano i nostri ricordi e la nostra storia. Come le radici si intrecciano nel terreno per sostenere e nutrire l’albero così le pagine dei libri per creare la trama della nostra vicenda personale, collegando il passato al presente e al futuro.
Ci invita a riflettere sul nostro rapporto con i ricordi: le radici della nostra memoria sono profondamente intrecciate con l’ambiente che ci circonda, e preservare questo legame è essenziale per garantire un futuro alle generazioni a venire.
Percorso espositivo a cura di Valentina Macrì
Montaggio in loco: Alessia Fiore-Matteo Pavan-Rebecca Ferro-Giulia Rotini-Carlo Meda-Matteo Petrucci